Il ritrovamento in loco di selci lavorate, punte di freccia e lancia, raschiatoi e ciottoli scheggiati fanno del Colle della Tombola un luogo abitato fin dai tempi preistorici.
Materiale fittile, risalente all’età del bronzo e tegole di epoca romana in laterizio con bordi rialzati, rinvenuti sulla parte sommitale del Colle della Tombola, confermano l’uomo ha da sempre dimorato in quel luogo, finanche nel Medioevo, epoca in cui è accertata la presenza di un castello.
Di questo castello, oggi, non rimane traccia visibile ma la sua presenza è certa e associabile anche alla chiesetta medievale dedicata a San Daniele, prima parrocchiale di Colfosco, oggetto di campagne archeologiche nel 1990 e nel 2010.
Più a valle, a ridosso del Piave, la presenza di alcuni ponti di epoca romana testimonia che da lì, su strade imperiali, passavano merci ed eserciti diretti a Nord, a Trento e Altino.
Il castello sorto sul Colle della Tombola è dunque il terzo presente sul territorio di Susegana, insieme a quelli di Collalto e di San Salvatore. Venne certamente edificato su un precedente insediamento fortificato e, nell’Alto Medioevo, ospitò i Conti da Colfosco, fino alla parziale vendita al Comune di Treviso avvenuta nel 1201.
La figura più importante che ha dimorato nel castello è Sofia da Colfosco, erede di un grande patrimonio e andata in sposa a Guecellone da Camino.
La “Comitissa”, così veniva chiamata Sofia, era schierata apertamente e combatté col partito dei Guelfi che sosteneva il papa, mentre il marito parteggiava per i Ghibellini. Morì nel 1175 e venne sepolta nell’abbazia di Follina per la quale si era tanto spesa in vita.
Nelle sue Genealogie Trevigiane, Nicolò Mauro, (1533-1612) sostiene che nei colli sopra il castello di San Salvatore veggonsi le vestigia del castello che dal nome del Colle sopra il quale fu edificato si chiamò Colfosco.
Del castello di Colfosco si ha notizia anche dal fisico cenedese Giambattista Mondini (1638-1723) che, ospite del conte Basilio di Collalto, si stupiva per le molte fondamenta d’edifici diroccati che mostrano essere stato anticamente luoco cospicuo e molto abitato.
Anche Giambattista Cima da Conegliano nella sua opera Madonna con Bambino tra i Santi Girolamo e Ludovico da Tolosa, conosciuta come Madonna dell’Arancio, conservata a Venezia alle Gallerie dell’Accademia, mostra un castello identificabile con quello di Colfosco.
Riccardo Cenedese, nato a Colfosco nel maggio del 1914, manifesta fin da bambino una particolare attitudine per le discipline artistiche. Alcune testimonianze certificano che ha frequentato per tre anni la Scuola di Pittura e Scultura a Venezia; di sicuro era di casa nella bottega di Riccardo Granzotto, artista di Santa Lucia di Piave che sarebbe diventato Fra Claudio, proclamato beato nel 1994.
Riccardo Cenedese ha avuto una vita tormentata, a cominciare dalla reclusione in un campo di concentramento inglese durante la Campagna d’Africa. Al suo ritorno alterna il lavoro nei cantieri alla passione per l’arte. Decora capitelli, chiese e ville, realizza sculture in bronzo per arredare giardini e tombe cimiteriali.
Riccardo Cenedese ha lasciato numerosissime opere, sia pitture che sculture. Tra le tante, l’altare dedicato al Sacro Cuore di Cristo nella chiesa parrocchiale di San Daniele, dove è collocato anche uno straordinario gesso del Santo Patrono di Colfosco, con ai piedi un leone ruggente. Ma l’opera che più ha caratterizzato la grande arte di Riccardo Cenedese è la statua bronzea posta nelle adiacenze della Cattedrale di Vittorio Veneto che raffigura Papa Giovanni Paolo I, il Vescovo della Diocesi vittoriese e Patriarca di Venezia Albino Luciani. Per volontà dei nipoti, sulla figura di Riccardo Cenedese, nel 2022, è stato dato alle stampe un libro fotografico.